“… Gli piace guardare la realtà, il mondo, la storia, ogni uomo, “completamente” oltre che “concretamente”. E “completamente” vuol dire guardare dentro ogni cosa non come uno spettatore indifferente di una rappresentazione teatrale ma come un contemplativo. O, perlomeno, così vorrebbe essere. I colori, soprattutto – mai violenti eppure mai confusi, armonia che si apre per ricevere -non si sa-; si sa solo che è armonia “per partecipazione” e lascia solo intuire che “quello che c’è oltre” (la “linea di limite” del quadro o della coscienza) deve essere splendido, se solo il frammento riesce a dare così pace. Il riferimento all’oltre e all’altro, sembrano l’unica possibilità di poter dire la nostra condizione nella compagnia di uomini; e questo non ci fa sentire “relativi” ma in relazione …”
Domenico Spatuzzi
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