Nel 2006 ho iniziato questa seconda ricerca digitale sui processi della percezione visiva nella forma, nella luce, nel colore; obiettivo auspicato può essere il legare o collegare tali processi al mondo dei sentimenti e delle emozioni.
La luce è idea, profondità, atmosfera: è la valenza, il gradiente che aggiunge o attenua, arricchisce o cancella, esalta o sfuma ogni realtà visibile.
Il colore indica i processi interiori di ognuno, quale rappresentazione di un valore psichico o di uno stato d‘animo; in particolar modo in queste opere viene usato e ricercato nelle loro gradazioni il violetto, l’indaco e l’azzurro; è proposto solo con isolate tracce, a volte sommesse, a volte contrastanti, il rosso, l’arancio e il giallo.
Il violetto come colore sacro della meditazione e dell’introspezione, l’indaco come indicazione della profondità e delle qualità, l’azzurro come energia spirituale serena e riflessiva, il rosso come espressione della forza vitale e dei sentimenti, il giallo come intuizione e acutezza sensoriale.
Ma è possibile esprimere l’emozione del colore? E’ possibile raccontare il colore senza l’ausilio della riconoscibilità della cosa? In queste opere ho cercato di trovare e raccontare l’astrazione della luce e del colore, a cominciare dalla serie dei riflessi delle case nei canali di Venezia, di Burano, di Amsterdam (la Venezia del Nord): ho cominciato dall’acqua, dall’osservazione dei riflessi dell’acqua che suggeriscono innumerevoli possibili effetti, pur mantenendo un qualche riferimento di riconoscibilità: l’acqua con i suoi riflessi, non ti dà più l’immagine reale, ti dà un’immagine mediata, meditata, sognante.
Questo processo di astrazione della luce e del colore prosegue anche in altre opere della serie “luci del nord” (Finlandia), sempre con giochi d’acqua, zampilli e cascatelle; si ritrova pure nella serie delle rifrazioni dei vetri di Murano, nei gioielli ispirati a Swarovskji, nei cromatismi e iridiscenze di vetri e metalli fusi e incandescenti (p.j. Tribute); più vincolata alla forma e alla riconoscibilità, la serie dei ritratti e dei nudi femminili.
La ricerca astratta e la riconoscibilità dell’opera si mescolano sempre, in modo più o meno evidente, con gradi e mescole diverse a seconda della serie: a volte prevale la composizione astratta, a volte prevale la forma e la figura dei soggetti ispiratori più facilmente riconoscibili. C’è l’esigenza di mediare e meditare con l’astrazione, ma c’è pure il bisogno di far capire il senso del lavoro e di “farsi capire”.
Qui i lavori presentati sono eseguiti al computer, con ausilio di tavolette grafiche e penne elettroniche e utilizzo di programmi-software di grafica digitale. Le opere sono poi in stampa lambda su carta con supporto in alluminio.
Le nuove tecniche digitali, con i loro programmi e software, offrono un’ampia gamma di possibilità creative, di studio e ricerca di nuovi mondi espressivi: senza nulla togliere alle tecniche tradizionali, le prospettive future sono innumerevoli e a dismisura vaste; speriamo altrettanto esteticamente valide; comunque, come da sempre è assodato, quel che conta non è il tipo di tecnica: l’importante è che non si cada nel tecnicismo, ma si mantenga sempre vigile e presente la “vis poetica” dell’opera e dell’artista.
Andrea Benini